CONFERENZA-SEMINARIO: DAL MONDO DELL’ADULTO ALL’UNIVERSO DEL BAMBINO-DOMENICA 15 NOVEMBRE DALLE H 10 ALLE H 18 PRESSO LA SEDE DI ABSINTO A.P.S A SOLARO IN CORSO EUROPA 64 (MI)

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L’UNIVERSO DEI BAMBINI, IL MONDO DEI GENITORI, IL MONDO DEGLI INSEGNANTI: TRE FIUMI .  QUELLO DEI GENITORI E DEGLI INSEGNANTI CON FOCE A DELTA, QUELLO DEL BAMBINO CON FOCE AD ESTUARIO … TUTTI ARRIVANO AL MARE MA COME?

La metafora del fiume sicuramente parla da sé:

La foce, come tutti ricordano è il punto in cui il fiume termina e le sue acque si riversano in mare. Ci sono due tipologie di foce, a delta o a estuario questo dipende dalla quantità di detriti trasportati dal corso d’acqua e anche dal tipo di potenza della corrente marina.

La foce a delta è costituita da due o più rami formatisi proprio in conseguenza dell’accumulo di detriti che la corrente del mare, poiché debole, non riesce a spostare.

La foce a estuario è quella costituita da un solo ramo e viene a formarsi quando la corrente del mare è più forte e quindi, oltre che spazzare i detriti portati dal fiume, è in grado di risalire lungo il corso d’acqua e allargarne la foce dando vita a un’insenatura molto simile a un imbuto.

Il senso con il quale nasce questo seminario è la possibilità che ogni individuo trovi la forza e il coraggio di esprimere se stesso al di là delle convinzioni limitanti e  depersonalizzanti appartenenti alla categoria sociale e professionale della quale fa parte e che non sono che detriti accumulati nel fiume della vita

Le categorie fanno parte dei “i mondi”  e i mondi sono pieni di recinti costruiti dalla mente, l’ universo è senza confini e presenta un numero infinito di possibilità.

Il fine è uno solo: trovare un modo per esplorare e abitare un universo dove è possibile l’appagamento la realizzazione di se stessi  come individui e come essere umani, ognuno unico e irripetibile nel suo essere e nei propri desideri e nelle  proprie aspirazioni.

Quindi questo vale per il bambino e per l’adulto indipendentemente dalle categorie alle quali appartiene: categoria bambino, categoria adulto-genitore, categoria adulto-insegnante.

OSSERVAZIONE DEL MONDO

La sensazione che ho osservando oggi i genitori è che siano collettivamente smarriti e che abbiano perso la fiducia e la sicurezza di poter conoscere davvero i loro bambini, come se fossero dei piccoli marziani. Una specie di pandemia che ha contagiato e imprigionato i più e che non lascia spazio alla soggettività e nemmeno al potere personale.

La stessa sensazione la provo guardando molto insegnanti di questi bambini,  smarrimento  simile con modalità espressive diverse.

Quale è il risultato di questo smarrimento, di questa perdita di centratura?

-I genitori si affidano agli insegnanti su competenze che sono tipicamente genitoriali  pur confliggendo con loro, il più delle volte trasversalmente e mai frontalmente e senza prendere una posizione netta  verso se stessi, verso l’insegnante e nemmeno verso i propri figli per la paura che gli insegnati possano avere ragione e loro torto.

-Gli insegnanti a loro volta  demandano dubbi, paure e timori collettivi al neuropsichiatra infantile appena  un bambino non riesce a comportarsi come un piccolo impiegato.

Come lo fanno?

Semplicemente consigliando al genitore di far “vedere il bambino” perché magari : parla meno bene degli altri, perché magari ha troppa immaginazione rispetto agli altri, perché è più timido degli altri, perché è più ribelle degli altri, perché è più preciso degli altri.

Il problema non è il bambino ma è sempre  il bambino nel mondo , ovvero il bambino rispetto “agli altri”

Sì, se ci pensate bene  oggi , in questa civiltà, anche l’immaginazione, la fantasia costituisce un problema.

Per chi? Per il bambino?

No, per l’adulto che ha dimenticato il potere dell’immaginazione e ha dimenticato di saper immaginare.

La sola parola che mi arriva è smarrimento di fronte a tutto questo, senza giudizio.

Quello invece trovo preoccupante è questo “rispetto agli altri” come se per essere individui socialmente integrati già da piccoli oggi fosse fondamentale DOVER ESSERE come gli altri, parlare come gli altri, avere la giusta immaginazione come gli altri, pensare come gli altri, stare seduti e addirittura mangiare come gli altri.

Le categorie oggi sembrano davvero piccoli feroci campi di concentramento dove vige la regola, non la legge, del DOVER ESSERE.

Il “DOVER ESSERE” è senza dubbio uno dei nemici più feroci dello sviluppo del bambino e dell’essere umano  adulto assieme al principio di causa-effetto.

Quello che è certo è che mai, come nella civiltà odierna, mi è capitato di vedere genitori giovani e giovani insegnanti tanto conformisti. I nostri genitori, quelli che chiamiamo i “vecchi” paradossalmente  lo sono molto meno. Pensavano e pensano molto meno “agli altri”

MA ALLORA CHI SONO DAVVERO ” GLI ALTRI”?

GLI ALTRI NON SONO ALTRO CHE QUELLO CHE “IO VOGLIO CHE SIANO”

Gli altri di per sé sono un gran numero di Io-individuo tali e quali ciascuno di “noi” . Ognuno  di noi con  quello che  a me, piace chiamare  il suo IO-MAGGIORDOMO , ovvero il suo IO-ADULTO, arroccato su una scogliera a picco sull’oceano, terrorizzato di cadere, piantato, immobile, con il sangue sotto le unghie e con un IO-BAMBINO che nella maggior parte dei casi non conosce e non sa di avere  e che saltella qua e là godendosi il mare, il cielo, la natura e cercando di farsi vedere da lui … invano.

“Gli altri “ non sono altro che le proiezioni  del mio IO-MAGGIORDOMO, dei miei compromessi, dei miei divieti, dei miei traumi delle mie convinzioni di impossibilità.

Quali traumi?

Gli stessi traumi che ogni Io-individuo ha avuto, ha causato, ha subito.

“Gli altri” mi possono sembrare variopinti o monocromatici, bellissimi, mostruosi, cattivi, noiosi, divertenti, aggressivi, indifferenti, opachi ,possono sembrare di tutto ma tutto ciò che io vedo negli altri è solo una spiegazione che mi do, una giustificazione per il fatto che  IL MIO IO-MAGGIORDOMO è  ancora aggrappato a questa scogliera.

Io, adulto, con il mio IO-MAGGIORDOMO mi faccio dominare e mi auto domino invece che lasciare esistere  anche quell’immensità che è il mio IO-BAMBINO

Allora devo uccidere il mio IO-MAGGIORDOMO?

No, lui è utile ma è solo una parte di me piccola, piccola che però io ho fatto diventare  grande grande senza rendermene conto. A lui, il mio IO-MAGGIORDOMO piace fare sempre le stesse cose, a lui piace la ripetitività.

Benissimo, la soluzione è lasciagli il GIUSTO SPAZIO.

Per esempio: lui guida la macchina mentre io posso guardarmi attorno, lui paga le bollette e fa la spesa. È utile  nella mia vita ma è lui che deve essere a mio servizio e non io al suo. Nel senso: lui paga la spesa all’Esselunga ma io decido cosa mi va di mangiare e quindi di comprare.

Nella vita, al di là di quello a cui veniamo tutti i giorni addestrati a credere da questa civiltà, ci possono essere difficoltà ma non dei problemi, i problemi li creiamo noi come individui e come collettivo.

Il problema non è l’inconscio collettivo bensì  il CONSCIO COLLETTIVO che crea prigioni di paure, di senso di inadeguatezza, di insicurezza di rabbia frustrazione e infelicità.

Se un individuo sa costruire un problema allora sa anche decostruirlo una volta che lo ha visto e si è riconosciuto come creativo-creatore.

A quel punto tutto diventa semplicissimo: non è diverso da aver costruito un castello con i lego e decidere di smontarlo per rimetterlo pezzo per pezzo, nella sua scatola e lasciarlo andare.

I bambini in questo sono maghi, sono maghi nel lasciar andare.. reimparare da loro, reimparare con loro può essere uno dei tanti modi per essere appagati, ognuno in quello che riconosce come suo personale unico e indiscutibile appagamento.

APPAGAMENTO DI CHI?

Del bambino e del adulto, insieme ma ognuno per sé.

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