Scrivere di sé – Con la Scrittrice Eleonora Sottili- Sabato 21 Febbraio-Domenica 22 Febbraio 2015

Scrivere di sé Corso di scrittura con la scrittrice- docente Eleonora Sottili

Scrivere di sé
Corso di scrittura con la scrittrice- docente
Eleonora Sottili

Docente

Eleonora Sottili nasce a Viareggio nel 1970. Si laurea in Psicologia Clinica. Frequenta corsi e workshop di scrittura alla Scuola Holden, e il Corso di editoria a cura di Minimum Fax. Dal 2008 collabora con la casa editrice Einaudi. A marzo 2010 è uscito con Nottetempo il suo primo romanzo, Il futuro è nella plastica. Collabora abitualmente come docente per i corsi interni ed esterni della Scuola Holden.

 

A chi si rivolge il corso

A tutti coloro che vogliono raccontarsi. Che vogliono guardare in modo diverso, più attento e consapevole i piccoli accadimenti di ogni giorno, le suggestioni e i ricordi per trasformarli in una storia.

 

Costo

              190 €  iva inclusa

 

Quando

Sabato 21 febbraio 2015

(mattino ore 10,00-13,00; pomeriggio ore 14,00-18,00)

Domenica 22 febbraio 2015

(mattino ore 9,00-13,00; pomeriggio ore 14,00-16,00)

 

Dove

Sede legale dell’Associazione Absinto A.P.S- Corso Europa 64-SOLARO -(MI)

 

Durata del corso

1 week end

Qui sotto trovate il volantino con i dettagli del corso

VOLANTINO SCRIVERE DI SE’

DINAMICA DI GRUPPO COME METODO DI AZIONE- IL SENSO DEL LAVORO DI GRUPPO

Gruppo-Persone

DINAMICA DI GRUPPO COME METODO DI AZIONE

Fu LEWIN a gettare le basi della  dinamica di gruppo studiando i processi del mutamento di opinione e  i “climi sperimentali”  e con la messa a punto del “metodo dei casi” sfruttando la riunione-discussione in piccoli gruppi: la ricerca tutti insieme della problematica del “caso”, per effetto della partecipazione e delle interazioni, giungeva non solo a una migliore acquisizione di conoscenze ma anche a una modificazione degli atteggiamenti personali nei partecipanti, nel senso di una maggiore obiettività e di una migliore socializzazione, capacità di comunicare e di cooperare con gli altri.

Il valore terapeutico della partecipazione a dei gruppi era stato già messo in luce agli inizi del XX secolo da Moreno: nell’interpretazione dei ruoli e nello psicodramma (gruppi di espressione) il mutamento personale, inteso come maggiore adattabilità, era ottenuto sia attraverso la dissoluzione di atteggiamenti personali stereotipati (carattere, copione, personaggio) legati ad una falsa percezione del sé, degli altri e delle relazioni interpersonali, sia attraverso lo svilupparsi di una nuova spontaneità.

RAGIONANDO DEL GRUPPO

Nell’estate del 1946 a New Britain, durante una sessione che mirava a valutare ipotesi riguardanti i comportamenti e i mutamenti di comportamento (tre gruppi di dieci partecipanti più gli animatori ufficiali del gruppo e gli osservatori), per puro caso, durante una riunione con animatori e osservatori, abitanti in loco chiesero di poter partecipare come osservatori volontari, con l’approvazione di Kurt Lewin.

L’effetto dei partecipanti del sentire la descrizione dei loro comportamenti da parte degli animatori e le relazioni degli osservatori volontari (sollecitate anche stavolta da Lewin), fu elettrico, tanto che le prime sedute dopo il fatto si prolungarono fino a giungere a tre ore: i membri di un gruppo, quando vengono obiettivamente messi a confronto con dei dati riguardanti il loro comportamento e i suoi effetti … possono completare in modo assolutamente significativo la loro informazione sulla conoscenza di sé, sugli atteggiamenti di risposta degli altri nei loro confronti, sul comportamento del gruppo e sullo sviluppo dei gruppi in generale (LEWIN 1946).

Nacque allora l’idea dell’analisi del qui e ora che riguarda i comportamenti del gruppo. Concentrarsi sull’hic et nunc significa sostenere i partecipanti a riflettere sui loro comportamenti effettivi nel quadro dell’attuale esperienza comune; il qui e ora è dunque l’esperienza in ciò che essa ha di fatto, di vissuto, di diretto, di non concettualizzato.

L’applicazione del qui e ora costringe senza costringere a distogliere l’attenzione dagli oggetti abituali capovolgendo le abitudini della riflessione – esiste una sorta di disgelo, di non condizionamento; costringe a rendersi conto della distanza tra il reale da una  parte e l’idea, il concetto, che c’è dall’altra; induce a rendersi conto dell’importanza della retroazione, o feedback, ossia il ritorno a noi del nostro messaggio e delle sue conseguenze – “se voglio fare lo spiritoso e gli altri vedono il mio comportamento come un’espressione di aggressività, devo considerare il mio modo di scherzare come una forma di aggressività”

Il gruppo in tal senso realizza le condizioni per un nuovo tirocinio, qualunque esso sia, per il raggiungimento di un obiettivo fenomenologico e pedagogico rivoluzionario quale IMPARARE AD IMPARARE: non insegnare autoritariamente qualcosa o ricevere passivamente delle conoscenze.

MUTAMENTO PERSONALE E SOCIALE

La dinamica dei gruppi cerca di operare un mutamento degli individui  soggettivo e sostenibile in vista di una maggiore ad attività – se ci soffermiamo a pensarci, nella nostra vita l’attività di adattamento realista è bloccata così come la possibilità di vera comunicazione. Abbiamo “categorie” a priori di giudicare, di pensare, di sentire che distorcono e impoveriscono la percezione del presente e condannano il soggetto, a sua insaputa, a vivere una RIPETIZIONE PERMANENTE (IL COPIONE; IL PERSONAGGIO) Ciò fa sì che il reale sia sostituito con le idee  che il soggetto si è fatto. Porre il soggetto in una situazione tale da rendere possibile una sua presa di coscienza è il principio comune della cura psicoanalitica e del gruppo come applicazione della dinamica dei gruppi.

La dinamica di gruppo parte da una concezione nuova della personalità andando al di là della persona come soggetto isolato, rifiutandosi di considerare l’individuo al di fuori del gruppo e quindi considerandolo sempre come soggetto nel mondo – la personalità si sviluppa nel gruppo, nei rapporti con gli altri. In tal senso la dinamica di gruppo è portata a contemplare la possibilità di estendere il mutamento a tutta la società. Nel parlare dei processi di mutamento al livello individuale e al livello delle organizzazioni sociali, bisogna anzitutto menzionare la presa di coscienza, intesa come:

  • confronto tra le nostre categorie di pensiero e i nostri atteggiamenti e la nostra esperienza in ciò che essa ha di immediato, constatato, al livello della vita personale vissuta;
  • constatazione di ciò che può esservi di disfunzionale, nelle nostre categorie e nei nostri atteggiamenti a priori;
  • delucidazione di queste categorie, loro presa di coscienza così come quella degli atteggiamenti e sviluppo della riflessione – rendersi conto di qualcosa di cui fino ad allora non ci si era accorti provoca un immediato mutamento di significati e atteggiamenti aprendo a nuovi orizzonti di senso
  • la scoperta del reale “nuovo”, liberato dalla sua concettualizzazione automatica, a priori e cronica, che ci impediva la percezione al presente (percezione “ingenua e automatica”);
  • il mutamento di orientamento della coscienza che, libera dalla schiavitù del passato può, grazie al presente ritrovato, pensare al futuro.

Questa presa di coscienza avviene nel gruppo e, in particolare, proprio dall’essere – in – gruppo:

I fattori psicologici del mutamento provengono dalla scoperta negli altri di atteggiamenti sociali diversi dai nostri, di cui non avevamo idea o ritenevamo impossibili; dalla scoperta dell’altro come tale, con i suoi problemi soggettivi reali come i nostri ma diversi; dalla scoperta degli scambi e delle idee che essi possono far sorgere; dalla scoperta dell’immagine di sé vista dagli altri, cosa che determina una nuova coscienza di sé; dalla scoperta che si può cooperare senza dover per forza raccontare la nostra vita.

I fattori sociologici del mutamento provengono dal gruppo che esercita tre tipi di influenza: l’influenza delle interazioni; l’influenza della pressione del gruppo – che si esercita nel senso di una integrazione dei suoi membri e che traduce l’esigenza di partecipazione e di co-responsabilità; l’influenza  dei ruoli e del tirocinio del mutamento di ruolo.

Ovviamente avremo precise direzioni e ripercussioni del mutamento che possiamo ritrovare al “livello dell’Io”, al livello del “ruolo sociale” e al livello delle “organizzazioni sociali”.

Livello dell’Io:

1)         aumento della consapevolezza dei nostri sentimenti e delle nostre reazioni;

2)         aumento della consapevolezza dei sentimenti e delle reazioni degli altri e loro effetti su noi;

3)         mutamento di atteggiamenti verso se stessi, verso gli latri, verso il gruppo come tale;

4)         miglioramento del proprio savoir faire nelle relazioni umane, in vista di stabilire relazioni più efficaci e soddisfacenti.

Livello del ruolo sociale:

1)         maggiore consapevolezza del nostro ruolo sociale e della nostra responsabilità nei processi di mutamento a livello personale, di gruppo e dell’organismo sociale in generale;

2)        mutamento di atteggiamento verso il nostro ruolo, il ruolo degli altri, le relazioni sociali nell’ambito del nostro organismo socio-professionale – per una migliore collaborazione;

3)         mutamento di atteggiamento nel metabolizzare ed affrontare le relazioni funzionali con superiori, subordinati, ecc. – dunque, in generale, miglioramento del saper fare.

Livello delle organizzazioni sociali.

1)         maggiore consapevolezza del valore della dinamica dei gruppi;

2)         maggiore consapevolezza dei problemi di organizzazione negli organismi sociali in generale;

3)         mutamento di atteggiamento nell’affrontare i problemi di organizzazione e miglioramento del proprio “saper fare” nella risoluzione di tali problemi dopo aver imparato a “saper essere”

4)         miglioramento dell’efficacia degli organismi sociali ad opera dei piccoli gruppi in seno a tali organismi.

Da quanto sopra espresso, tre sono i valori che emergono della dinamica dei gruppi:

CONOSCENZA,LIBERTA’, RISPETTO DI SE STESSI E DEGLI ALTRI

9 PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE- SEMINARIO ESPERIENZIALE INTENSIVO- 6/7 dicembre 2014 Via montelungo 8/b Como

VI SIETE MAI TROVATI NELLA VOSTRA VITA IN SITUAZIONI IN CUI AVETE PENSATO E CREDUTO FORTEMENTE CHE NON CI FOSSE UNA VIA DI USCITA?

VI SIETE MAI CHIESTI: “perché finisco sempre nelle stesse situazioni? Perché mi sembra sempre di fare gli stessi errori?”

NON SONO ERRORI, e la mancanza di vie di uscita è una dispercezione legata al proprio CARATTERE

Avere un carattere è come avere un castello a disposizione e abitare solo una delle sue stanze e guardare le cose sempre e solo da una finestra, da un solo punto di vista.
La vita di ognuno di noi, le nostre biografie uniche e irripetibili, la famiglia, la scuola, l’ambiente in cui siamo cresciuti ci ha addestrato fin da bambini ad diventare un solo personaggio che si muove nella vita mettendo in scena, spesso inconsapevolmente, sempre il solito copione.
Il nostro carattere è la nostra specializzazione ed è proprio per questo che non coincide con noi, ma con un’ immagine riflessa di noi nella quale ci identifichiamo che è fatta di comportamenti, di atteggiamenti, di automatismi acquisiti con il fine della sopravvivenza.
Il problema è che ogni giorno giudichiamo e veniamo giudicati attraverso giudizi di qualità sui nostri comportamenti, sulle nostre dinamiche relazionali e non per ciò che siamo davvero. Succede ovunque, in famiglia, al lavoro, con gli amici, nelle relazioni di coppia.
Ciò che non ci è mai stato detto è non ci sono caratteri belli o brutti, non ci sono caratteri migliori o peggiori come spesso le persone ci vogliono far credere, ci sono solo caratteri che ci hanno garantito la sopravvivenza.

Faremo un VIAGGIO INSIEME, utilizzando L’ENNEAGRAMMA come mappa per orientarci come fosse una cartina geografica da non confondere con il paesaggio.
“Darci” un numero sarà una formalità, l’importante sarà vedersi e riconoscersi.

SARÀ COME FARE UN VIAGGIO DENTRO E FUORI DI SÈ

Ognuno dei partecipanti verrà sostenuto da Michela De Mattio e Stefania Borroni nel riconoscere il personaggio con il quale domina il palcoscenico della sua vita. Poi ognuno farà un viaggio dietro le quinte, seguendo il ritmo del suo passo, per scoprire gli altri personaggi e iniziare a familiarizzare con loro, per vedere se qualcosa di sé che non ha mai utilizzato può essergli utile per avere un ‘ esistenza più appagante.
Non si tratta di destrutturare il proprio carattere ma di conoscerne i vizi e le virtù al fine di utilizzarli al meglio, si tratta di disinvestire un po’ di energia nel proprio personaggio per incarnarne anche altri.

COSA VI PORTERETE A CASA?

-Il viaggio ha il fine di aiutare ognuno dei partecipanti a trovare se stesso, l’AUTORE che ognuno di noi è, il fine è uscire dal seminario e tornare nella propria vita con un sguardo diverso, con uno sguardo aperto sul mondo, con in tasca nuove possibilità da sperimentare.

-Il fine è uscire dalla prigione della propria stanza che sebbene ci dà sicurezza a volte ci ingabbia e girare liberi nel castello, quel castello che ognuno di noi è.

-L’obiettivo è migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.

A TUTTI I PARTECIPANTI VERRÀ RILASCIATO UN CERTIFICATO DI PARTECIPAZIONE NOMINALE.

Conduttori del seminario
Dr. Michela De Mattio: Counselor Professionista a indirizzo Fenomenologico Esistenziale- Medico Specialista in Medicina Interna.

Dott. Stefania Borroni: Naturopata dell’istituto Riza di Milano, Counselor a indirizzo Fenomenologico Esistenziale in formazione, Architetto

IL SEMINARIO SI TERRÀ PRESSO LA SEDE DI COOPATTIVAMENTE IN VIA MONTELUNGO 8/b a Como
SABATO 6 Dicembre 2014 dalle h 14:00 alle h 20:00 e Domenica 7 Dicembre 2014 dalle h 09:30 alle h 19:30

Il costo del seminario è di 185 euro
ci sono ancora posti liberi
Per iscrizioni informazioni, domande, delucidazioni scrivere alla mail
michelademattio@gmail.com
borronistefania@tin.it
o alla mail dell’associazione absinto.ass@gmail.com

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LA SCUOLA OGGI: INTEGRAZIONE TRA ISTRUZIONE ED EDUCAZIONE PER UN’EDUCAZIONE ALLA LIBERTA’

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APPROCCIO FENOMENOLOGICO ESISTENZIALE ALL’ EDUCAZIONE

PROGETTO SEMINARI PER INSEGNANTI ED EDUCATORI

BACKGROUND DEL PROGETTO

Quando si parla della Crisi dell’Educazione, crediamo che questo implichi in prima istanza il malessere degli educatori, degli studenti, della comunità, della civiltà. Spesso questo  malessere viene attribuito ai giovani che oggi non hanno voglia di studiare, che non hanno rispetto dell’autorità come in altri tempi.  Pensiamo che questo sia un errore grossolano dovuto alla rigidità e  alla cecità di educatori e di insegnanti che oggi sono, a loro volta programmati e vengono educati in un non senso della parola a guardare solo il proprio compito e il proprio programma senza guardare alla realtà, ai bisogni delle persone giovani, ma anche ai loro stessi bisogni.

La crisi dell’educazione è a nostro avviso uno specchio di una crisi molto più ampia, quella della civiltà governata da una Mente Patriarcale ( C. Naranjo). La mente patriarcale è la mente di una società distruttiva, autodistruttiva, sfruttatrice, insoddisfatta costruita su falsi ideali, illusioni atte a nascondere ordini stabiliti e prestabiliti, discutibili almeno della forma in cui vengono proposti e che continuano a regnare sovrani.

Perché parlare di educazione?

L’educazione crediamo sia il luogo della speranza, il solo luogo dove si possa costruire un mondo migliore.

Einstein diceva che i problemi non possono essere risolti a partire dalla coscienza che li ha creati, solo una coscienza nuova può dare una soluzione ai problemi che ha creato una coscienza usuale, ordinaria.

E’ verosimile che la soluzione ad una civiltà obsoleta attualmente in uno stato agonico, risieda solo in un cambiamento di coscienza e di consapevolezza. Non c’è politica che possa aiutare, è troppo complessa la civiltà, è come un organismo che inizia a corrompersi a disintegrarsi. Non può essere nella politica la soluzione. E’ comodo pensare che sia nella politica, tanto per sgravarsi da ogni responsabilità.

Non crediamo che la politica, la spiritualità, le religioni, la cultura, i libri possano cambiare tanto radicalmente la coscienza del mondo ma lo potrebbe fare l’educazione, non quella che abbiamo ora ma qualcosa di molto diverso. C’è una certa inconsapevole onestà nel nome Ministero di Istruzione Pubblica, perché ciò che si fa oggi in tutti i campi è istruire. L’istruzione però non è educazione, l’istruzione è importante che accompagni l’educazione per dare indicazioni sulla vita professionale, sui ‘saperi’ che servono a sopravvivere nel mondo lavorativo.

Credo che ognuno di noi sia in qualche modo consapevole che i voti scolastici non hanno nessuna correlazione con la capacità di lavoro e di successo nel campo lavorativo. Questo è uno dei problemi dell’educazione che oggi trasforma il processo di valutazione in qualcosa di artificiale che porta a non imparare più per sapere, per conoscere ma per  superare prove. E’ come se venisse insegnato a vivere per uno scopo estrinseco alla vita stessa, ovvero per ottenere un riconoscimento o evitare una punizione.

In questo sembra sia racchiusa la causa del Nichilismo, della morte dei valori che già Nietzsche definiva “L’Ospite inquietante”. L’ideale, il solo valore nel percorso scolastico è diventato: avere un voto. Lo è spesso anche per i genitori come aspettativa sui figli.

Se è vero che il solo cambiamento della civiltà risiede nel cambiamento della coscienza allora forse bisognerebbe cercare di comprendere prima dove sta il problema.

Crediamo che oggi si inizi a comprendere che il problema della civiltà è una specie di “nevrosi” collettiva. E’ come se avessimo imparato a sopravvivere, nemmeno a vivere, solo in una camera della nostra casa interiore, quella del cervello strategico, dell’intelligenza strumentale. Ma questa non è la sola intelligenza che possediamo, l’essere umano possiede un emisfero cerebrale destro e un emisfero cerebrale sinistro. Il “cervello sinistro” sa come andare da qui a lì,  sa come ottenere le cose, è il cervello razionale. Possediamo abbiamo anche un “cervello destro”, intuitivo che potremmo definire umanista, il cervello dell’arte, della letteratura, della spiritualità. Sembra che questo emisfero non abbia una validità scientifica e sia scomparso poco a poco dall’educazione. D’altronde non è utile alle istituzioni più importanti del nostro tempo :”Le Aziende”.

Sarebbe importante recuperare non solo l’intuizione ma anche il valore dell’intuizione. Oggi si vive quasi una proibizione dell’intuizione nata dalla Rivoluzione Francese che ha condotto quasi verso un fanatismo intellettuale per il Sapere scientifico schiacciando ogni forma di Sapienza umana.

La mente Patriarcale ci rende unicamente intellettuali, celebriamo l’homo sapiens fino a farlo diventare homo demens. L’intelligenza dell’essere umano non è solo quella razionale ma è anche quella intuitiva, empatica.

C’è inoltre un’altra forma di intelligenza che va recuperata e che appartiene all’essere umano ed è quella “animale” o “istintiva” che non viene riconosciuta e apprezzata nelle sue potenzialità ma sotterrata e soppressa. E’ come se oggi ci fosse un disprezzo una sorta di criminalizzazione della parte istintiva di ogni essere umano, non c’è cura, non c’è ascolto della parte istintiva. Ma la vita ha una saggezza propria, e la parte istintiva di ogni essere umano ha una saggezza propria che quando viene persa porta al caos al malessere esistenziale.

La capacità di salute, l’auto-organizzazione è parte integrante della nostra parte istintiva.

Questa educazione che proibisce il desiderio, che non si interessa alla felicità e in questo modo porta enormi conseguenze per l’individualità umana e per la collettività.

Non è pensabile di avere una società sana senza individui felici.

Crediamo non si comprenda ancora bene la tragedia,  il prezzo che viene pagato da ogni persona che è costretta a educare e da ogni persona che viene educata ad addomesticarsi.

Anche se è una parola abusata e gonfiata è come se non si credesse più nella libertà, come se non venisse  più praticata.

Il nostro cervello è costituito da tre parti che nascono integrate e che solo inseguito vengono dis-integrate: la corteccia cerebrale: sede dell’intelletto, la parte subcorticale: sede dell’intuizione e dell’emotività, il cervello antico, ’rettiliano’ sede dell’istintualità.

Nelle popolazioni primitive, la libertà di un bambino non è temuta come qualcosa di pericoloso che conduce al caos. La mamma da al bambino ciò che desidera, lo porta sul suo corpo ovunque e portarlo non è problematico perché i bambini non sono richiedenti quando sono accuditi con questa modalità di cura. Lo diventano quando noi diciamo: ”No, no, questo no. Non toccare, non fare, non pensare”. In questa cornice si crea una frattura interiore, una frattura nella mente del bambino che si adatta a reprimere la parte più antica del cervello, quello ‘ rettiliano’ dove risiedono la capacità di espressione degli istinti che sono parte integrante di una intelligenza organismica.

Dunque l’educazione dovrebbe avere una funzione integrativa e liberatoria tenendo conto che una parte di essa va al sapere, alla conoscenza didattica, un’altra alla cura, alla relazione empatica, all’intuizione alla creatività. Un’altra parte va rivolta alla parte istintuale, all’animale interiore che potremmo chiamare “ il bambino interiore che è importante cercare di comprendere e di liberare.

Il bambino interiore esiste in ognuno di noi magari sepolto ma esiste, è il bambino integrato nella sua natura, quello che è prima di essere indottrinato di cultura e “saperi”. E’ un bambino dotato di una saggezza organismica.

OBIETTIVO DEL PERCORSO PER UNA NUOVA EDUCAZIONE

Le scuole a volte possono diventare come dei carceri per chi le abita ma è come se non si vedesse poiché appare tutto così ragionevole.

Quello che vorremmo sostenere è una Rivoluzione dell’Educazione che si ponga come alternativa alla società patriarcale dominata dall’intelletto. Non è una questione di democrazia, che a nostro avviso come parola, dice molto poco. La concezione di una società libera e di una educazione nuova non è tanto una questione di democrazia dove vige una integrazione tra collaborazione e competizione, tra tenerezza e aggressività, tra sfruttamento e cura, tra uomo e donna ma  come  è se fosse una integrazione tra padre e figlio tra madre e figlio intesi in maniera simbolica.

Un’educazione dovrebbe aiutare e sostenere una persona a liberarsi dagli automatismi culturali per scoprirsi a se stessa. Ma questa visione entra in conflitto con la società e le sue convinzioni ed è per questo che è difficile realizzarlo senza una volontà politica. Anche se non può arrivare dai governi, dalle istituzioni pubbliche, dal mondo aziendale, dal ministero dell’istruzione che vive nell’ignoranza, dove l’unica preoccupazione è il budget, i crediti, il programma ministeriale che mette nella stessa gabbia capi e subalterni, insegnanti e allievi noi pensiamo che sia sostenibile e realizzabile

Come si potrebbe allora realizzare questa volontà politica?

Crediamo che solo gli educatori potrebbero, gli insegnati potrebbero iniziare una Rivoluzione dell’Educazione e potrebbero loro influire al di là dei governi nei veri poteri. Gli insegnanti hanno una grande responsabilità. Oggi il mondo degli insegnanti, di molti almeno, è un mondo di persone disincantate, disilluse che hanno perso la progettualità individuale e collettiva perché stretti nella morsa del potere delle istituzioni. Si trovano a dover ripetere cose e quasi a perdere il senso. Il ripetere è un automatismo che toglie senso all’esistenza.

L’educazione inoltre ha una immensa possibilità di aiutare l’evoluzione della società attraverso il risveglio della coscienza attraverso un’educazione anche all’espressione della parte emozionale, della parte istintiva di ogni essere umano. Questo porterebbe ad avere una nuova generazione di giovani adulti con una nuova coscienza, capaci di creare un mondo diverso.

C’è la possibilità di ridare un senso alla vita di un educatore?

Noi crediamo di sì.

Crediamo che siano delle persone e delle figure che potrebbero ridare un senso alla società,  ritrovando prima un senso di se stessi che sia appagante per la loro esistenza.

La nostra idea è quella di aiutare, di sostenere l’educatore e l’insegnante attraverso una lavoro di autoconoscenza di se stesso a trovare soluzioni nuove, sostenibili soggettive e creative per portare nel proprio lavoro un nuovo tipo di educazione che renda la sua professione appagante per se stesso in primis e poi per l’altro da sé.

Vorremmo proporre e co-creare dei lavori di gruppo dove si generino domande, confronti sulle tematiche specifiche nate dal sentire, dal vissuto di ogni insegnante

L’obiettivo è quello di sostenere i gruppi di lavoro dal passare da una posizione di critica ad una posizione creativa, in un ambiente che stimola a trovare nuove soluzioni, nuovi punti di vista, nuovi orizzonti di possibilità nel rispetto della soggettività e della collettività.

Non c’è bisogno di libri per lavorare sul vissuto basta imparare a stare nell’esperienza

L’invito sarà quello di riflettere in gruppo e in sottogruppi  su cosa manca all’educazione oggi e cosa invece è di troppo e su che libertà ogni persona-insegnante, ogni persona educatore, si prende all’interno dell’esercizio della propria professione. Crediamo che all’interno di un programma imposto ognuno possa trovare una modalità soggettiva e appagante per realizzarla.

I Counselor di Absinto

CONSIGLIATO COME LAVORO DI AUTOCONOSCENZA IL SEMINARIO INTENSIVO

“9 PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE”

Absinto